Dal riciclo creativo al negozio dell'usato
Un negozio dell'usato specializzato nel mondo dell'infanzia, trasmette principalmente il valore del rispetto delle risorse e grazie all'attività dei baby mercatini, come Baby Bazar, riusciamo ad allungare la vita di oggetti che spesso vengono accantonati, in perfette condizioni, dopo un breve utilizzo.
Una vita più lunga per un passeggino, ad esempio, permetterebbe di preservare le importanti risorse necessarie a produrne uno nuovo e si eviterebbero ulteriori costi necessari allo smaltimento.
Quanto costa acquistare quello che serve al proprio bimbo, mano a mano che cresce? E se acquistassi le stesse cose di seconda mano (come nuove), rivendendole quando si è ultimato l'utilizzo? Si, mi riferisco ad acquistare usato, ad esempio un passeggino o un lettino.
Provate a fare due calcoli.
Per Federconsumatori il costo che sostiene una famiglia per crescere un figlio fino a 18 anni è di circa 171 mila Euro (fonte repubblica.it).
Se la nostra cultura prevedesse il valore del riutilizzo, questa cifra verrebbe ovviamente ridimensionata. A fronte di acquisti a prezzo più basso (mantenendo inalterata la qualità) una parte di investimento verrebbe addirittura recuperata con la successiva rivendita.
Il ragionamento non farebbe una piega se non fosse che molti genitori sono assuefatti da una cultura consumistica, radicata, che prevede la regola che l'amore per il proprio figlio si misura in quanto denaro si spende.
E quindi quando si sceglie un giocattolo, un vestito o un passeggino, il bisogno da soddisfare è quello di incrementare la propria autostima di genitore, indipendentemente dal proprio figlio.
Un bimbo non ha il senso del nuovo o dell'usato, perlomeno fino ai 10 anni.
Un bambino di 5/6 anni gradisce un giocattolo per i suoi colori, per la curiosità nella scoperta o perché l'ha visto da un amico. Solitamente aprire una scatola è addirittura una seccatura che gratifica però i genitori. Un bimbo guarda il gioco, lo usa per qualche giorno e spesso lo accantona. Noi genitori che vogliamo continuamente stupire i nostri figli con effetti speciali, non capiamo che la musica è la stessa: non c'è una relazione tra quanto si spende e quanto sarà interessante il gioco per il nostro bimbo.
Senza parlare di passeggini o trio super costosi che vengono acquistati principalmente per apparenza più che per sostanza. Per una questione culturale, appunto.
Poi arriva la crisi che ci rende tutti più poveri e mette in discussione il nostro consumismo dell'apparenza.
Mi piace pensare che uno degli effetti positivi della crisi economica (e ce ne sono molti altri) sia proprio quello di poter contaminare la nostra cultura e faccia evolvere i nostri comportamenti che diventano più sobri, più attenti agli sprechi, addirittura più responsabili.
Mi guardo intorno e molti oggi parlano di ecosotenibilità, di usato e di riciclo.
"Riciclare dovrebbe essere la passione di tutti perchè è bello dare una seconda vita alle cose", inizia così il nuovo spot della TIM, che cavalca appieno questa tendenza.
E' un primo segno che la nostra cultura è in fase di evoluzione? Probabilmente si.
E cosa dire delle attività di riciclo creativo che si stanno velocemente diffondendo? Il riciclo creativo consiste nel creare un qualcosa di utile partendo da un oggetto di scarto e per i bambini riciclare è un gioco e viene acquisito in modo facile e naturale.
Possono essere sicuramente loro, i nostri figli, ad aiutarci a fare del riutilizzo una pratica abituale, sensibilizzandoci a un impegno concreto a favore dell’ambiente, non tanto riutilizzando un piatto o un bicchiere di plastica, quanto imparando ad evolvere la nostra cultura assuefatta da anni di consumismo e di apparenza.
I tempi sono maturi.
Imprenditori dell'usato
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